Adesso io sono qui da
sola in questa grande casa. Non ha più senso neppure il pensiero di ammazzarmi.
Lasciare il mondo aveva senso quando c’era il mondo. Adesso che il mondo è
morto possiamo solo stare qui a vegliarlo, soffrendo per gli indemoniati che ci
circondano e che al mondo morto provano a rubare gli occhi, le ossa, come se il
mondo fosse una cava. Ecco il mio dolore, non riuscire a chiudere gli occhi,
non riuscire a partecipare all’assalto, al saccheggio. Non c’è più una sola
persona a cui posso chiedere qualcosa. Certe volte per orgoglio mi sono
nascosta, certe volte ho parlato senza averne voglia. Adesso nessuno mi cerca e
non ho voglia di cercare nessuno. Pensavo che la vita contasse più dei
pensieri, pensavo che con un’altra persona avrei placato il mio dolore. Invece
si trattava solo di mettere in forma il proprio sentire, i propri pensieri. Si
può fare scrivendo, si può fare suonando, insegnando, si può fare anche
tacendo. Quello che conta è capire che la vita è un inganno e non possiamo contare
su nessuno e su niente. Non c’è dialogo neppure con la natura. Mi fanno ridere
quelli che parlano con gli animali, quelli che pensano ai sentimenti delle
piante, all’emozioni delle pietre. Siamo un niente senza compagnia, da qui
bisogna partire e incontrare il miracolo provvisorio, di un passo, di un
sorriso. La vita si può onorarla solo riconoscendo la sua radicale
inconsistenza. C’è ancora tempo per farlo, ogni respiro che abbiamo in fondo è
un’occasione non per realizzare qualcosa, non per arrivare a un traguardo, ma
per sentirsi, per sentire il nulla a cui siamo arrivati. Io non lo so com’era
il mondo prima di noi e non so neppure com’erano gli uomini mille anni fa. Ho
cercato di capire per anni, per anni ho avuto lo sguardo al passato. Adesso il
mio sguardo si muove nell’aria come una farfalla. L’aria non è inconsistente,
il mare non è inconsistente, e poi c’è il nome di una persona, c’è da stringere
la mano di uno che sta morendo. Ora la vita può popolarsi di gesti unici,
semplici e arresi, privi di ambizioni, gesti che non cercano intese. Nessun
misticismo in tutto questo, in fondo si tratta solo di passare il tempo. Da
questo punto di vista la mia vita ora non è diversa da quella di dieci anni fa.
E i contemporanei non sono diversi dagli antichi. Io non ho muri intorno a me,
non ho strade davanti a me. Mi muovo nell’aria come una farfalla infelice
perché non ha neppure un fiore in cui posarsi.
DOLORE DI DONNA di
Franco Arminio
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