La Nadia la conosco dall’asilo, ma abbiamo iniziato veramente a frequentarci
alle scuole superiori.
I primi due annili abbiamo trascorsi in classi diverse ed in sezioni
quasi in fondo all’alfabeto, dal terzo anno siamo progredite e siamo piombate
entrambe nella classe E fino al diploma.
Essendo dello stesso paese è stato normale finire nello stesso banco.
Tutti i giorni si prendeva la corriera insieme, si studiava insieme e al sabato sera
andavamo insieme a ballare, la sua mamma ci portava ed i miei genitori ci venivano
a prendere o viceversa.
Il 5 aprile del 1974 ci fu uno sciopero a scuola e tutti gli studenti uscirono anzitempo.
Io e Nadia ci stavamo incamminando verso la stazione delle corriere quando
ci sorpassò un ragazzo, pure lui nostro paesano, con l’auto, una 1100 nera.
Anche lui era uscito prima dal liceo, era passato a prendere il fratello più piccolo
a scuola, e, fresco di patente, aveva 18 anni, ci offrì un passaggio verso casa.
Era una giornata bellissima, la felicità di essere usciti prima da scuola, il poter arrivare
a casa anticipatamente, il sole che riscaldava l’auto e dava una beata sonnolenza.
Anche queste cose mi sono rimaste impresse nella mente.
Non arrivammo mai a casa.
Gabriele, così si chiamava il ragazzo che guidava, forse azzardò un sorpasso,
forse si distrasse
o forse il destino ci stava aspettando nelle sembianze di un camion con rimorchio
che ci venne incontro.
Fu uno scontro quasi frontale.
Gabriele morì immediatamente, la Nadia seduta dietro di lui era in condizioni disperate.
Io, seduta dietro al fratello di Gabriele, ebbi un trauma cranico, vale a dire che sbattei
la testa nel vetro, mi tagliuzzai tutta perché uscii da sola, calpestando i vetri rotti e
scavalcando il sedile di fronte.
Fratture al bacino, al femore, alla mandibola e non ricorda cos’altro, tennero Nadia
inchiodata ad un letto di ospedale vari mesi.
Ricordo che andavo a trovarla con sensi di colpa, io alla fine non mi ero fatta nulla
mentre lei aveva rischiato la vita.
mentre lei aveva rischiato la vita.
Il destino nel suo caso, cercò di riparare al male fatto e le fece incontrare l’amore
della sua vita nel nipote della sua vicina di letto all’ospedale.
della sua vita nel nipote della sua vicina di letto all’ospedale.
Ho tenuto a battesimo il suo secondogentito, ho continuato a gioire ed a piangere
con lei nell’ affrontare la vita.
con lei nell’ affrontare la vita.
Ha una grinta ed una energia eccezionali, è perennemente di corsa, a seguire il marito,
con cui lavora, a seguire i figli, i nipotini, chiunque abbia bisogno di lei, ha un consiglio,
una parola ed un sorriso per tutti.
Donne in gamba al mio paese!
la vostra amicizia ha superato una prova molto dolorosa,che bella la foto!
RispondiEliminaLoretta, che esperienza dolorosa e difficile proprio nell'età della spensieratezza! E ancora così vivida nella tua memoria. Queste esperienze possono legare molto le persone, come è successo a voi. È bello poter contare su queste amicizie nella vita. Tra le donne in gamba del tuo paese ci sei sicuramente anche tu!
RispondiEliminaBuona settimana
Cinzia
Una bella testimonianza d'amicizia. Buona giornata
RispondiEliminami piaciono le storie vissute,grazie per averla condivisa con noi
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