domenica 19 gennaio 2014

RITORNO AL PASSATO 3






Ah! ah! ah! Ah!
Sono ancora nel passato, nei lontani anni 30.
E questa ragazza di bianco vestita è mia zia Virginia all'età di sedici anni..
Lei , in realtà, era la sorella di una mia zia acquisita.
Frequentando tutt'ora questa zia, arrivata alla bella età di 92 anni, succede che quando la
vado a trovare lei tira fuori tutte le sue foto e mi racconta la vita di tante persone che non
ho nemmeno mai conosciuto. Fra tutte queste foto c 'era anche questa della zia Virginia
che è stata ristampata e portata a nuova vita.
Per me è un foto meravigliosa e volevo condividerla con voi.

giovedì 16 gennaio 2014

L' ALBERO DI KAKI


Si staglia
sfolgorante
nel tramonto
l’albero di kaki,
e sembra un miraggio.

Appoggiata la scala
al ramo più basso
perdo il coraggio
di staccare
un frutto.

Assaggio,
non assaggio ….

Per un peccato di gola
infine
portiamo ancora il lutto.         




Un libro delizioso che ho appena scoperto, con una magnifica postfazione.

mercoledì 15 gennaio 2014

IL PASSATO NON PASSA MAI

Promessa mancata, torno a parlare del passato.
Per cercare di giustificarmi un pò vi dico che ho l'ascendente nel segno del cancro
( dicono di questo segno: Influenzato dai ricordi dell'infanzia, difficilmente si stacca 
dal passato e dalla famiglia di origine ).  Paf!  Radiografata!
In questi giorni, dopo la pubblicazione del post del Galletto, mi sono capitate due cose
che hanno fatto sì  che il passato tornasse per me ancora in primo piano.
La prima riguarda la morte di una signora di mia conoscenza dal carattere solare
e dalla straripante passione per i fiori.
Silvana era una persona con la quale mi sentivo affine.
Mi ha chiamata per tutta la vita Lauretta e sì che ci vedevamo spesso, ma lei
non si è mai corretta. 
Io le regalavo piante e lei mi faceva vedere le sue fioriture.
Anche lei abitava in campagna e davanti a casa sua aveva un grande cortile con la ghiaia.
Un anno distribuì in mezzo a questa ghiaia, manciate su manciate di semi di astraceli
( aster ). Quell'estate per trovare la porta di casa  bisognava attraversare un mare dai colori 
del lilla, del rosa,del bianco, una meraviglia!
Ogni anno a Pasqua mi chiamava perchè andassi a prendere l'uovo benedetto che aveva 
messo da parte per me e in quelle occasioni  mi raccontava di tutti i suoi nipoti, della vita
dei figli, dei vecchi ciclamini che continuavano a fiorire dopo anni e anni, dei suoi capelli
che non erano più dorati ma argentati, delle sue ginocchia che non volevano più obbedirle,
della difficile convivenza con la dialisi, ma poi mi guardava con quei suoi occhi blu e 
sorridendo mi diceva: "potevi essere la mia nuora!". Mi mancherà. Come tutti gli altri.
La seconda è legata ad un bambino che non ha mai conosciuto il suo babbo
perchè aveva solo un anno quando lui è morto ed oggi, episodi famigliari difficili,
l'hanno portato a rivivere questo dolore lontano più di sessanta anni.
Io, che soffro con lui e per lui, come posso fare a non pensare al passato?
Forse e dico forse, la prossima volta parlerò d' altro.

venerdì 10 gennaio 2014

IL GALLETTO



In questa foto sedevo orgogliosa sul Galletto della Moto Guzzi del mio babbo.
Lui lavorava al porto di Ravenna come facchino e tutte le mattine partiva verso
le 4  dal paese in collina e si faceva 60 e più km per andare tutti i giorni al lavoro
e altri 60 km per tornare a casa alla sera.
Caricava e scaricava in spalla sacchi di cemento dal mattino alla sera , poi riprendeva
il suo motore e se ne tornava a casa.
A casa c’era da fare altro lavoro nei campi fino a notte fonda.
I primi 4 anni della mia vita li ho trascorsi nel ravennate perché mentre mio
babbo faceva il pendolare, mia mamma era a servizio presso una famiglia
e aveva potuto tenermi con sè.
Mio fratello nel frattempo , andando a scuola, restava al paese con i nonni.
Ma nel fine settimana montava anche lui sul Galletto e veniva a trovare
la mamma e me.
Erano anni economicamente difficili ed i miei genitori lavoravano per
poter pagare la piccola casa che avevano acquistato.
( prima del Galletto mio babbo faceva la stessa strada in bicicletta
e nel fine settimana caricava mio fratello sul cannone e ci raggiungevano.)
Mio fratello ricorda che la sua vita a casa con i nonni è stata pesante.
I soldi praticamente non c’erano, mio nonno andava a vendere il latte
dell’unica mucca che avevano, mentre mia nonna vendeva le uova delle galline
per poter comprare la farina.
Penso che su di lui abbia pesato anche la lontananza dai genitori, dalla mamma
in special modo.
La famiglia per la quale lavorava mia mamma era composta solo da giovani
uomini, 3 o 4 fratelli ( non ricordo bene ) tutti attorno ai 20 anni che avevano
perso diversi anni prima la mamma e poi era morto anche il loro padre, suicida.
Erano giovani soli e mia mamma di 15/20 anni più grande, era per loro la sorella
o la madre che non avevano più.
Io sono cresciuta come un giocattolo un po’ scomodo in quella famiglia.
Non ho  avuto rapporti con bambini della mia età se non quando, tornati al paese,
sono andata all’asilo, avevo 5 anni ed ero una disadattata.
Non riuscivo a relazionarmi, me ne stavo per conto mio, mordevo e graffiavo.
Una insicurezza che mi è stata compagna ( e forse lo è ancora ).
E' la mia vita.
Che noia direte voi ! sempre a parlare di passato. 
La prossima volta cercherò di parlare del presente.