venerdì 30 novembre 2012

ODIO FARLO!

Non ricordo se in qualche post precedente avevo già accennato a questo piccolo episodio.
A settembre o forse era già ottobre ho chiamato un signore che viene ad aiutarmi a tagliare
l'erba nel giardicampo.
Pensando all'autunno che stava arrivando ed al suo carico di piogge ho deciso che era ora
di ripulire i fossi di scorrimento delle acque piovane.
Fossi che durante l'estate avevo trascurato ed ora erano sommersi dall'erba alta e dai rovi.
Faccio presente che il signore in questione è molto paziente con me a causa di tutte le
limitazioni che gli impongo.
" Lì non tagliare perchè in mezzo all'erba ci sono delle rose, là non tagliare perchè nascosti
dai rovi ci sono degli aster, là non tagliare perchè non sono erbacce ma graminacee, là
non tagliare perchè voglio che le pratoline si vedano ecc. ecc. ecc.
Direte voi " ma cosa lo chiami a fare! "
Bè a parte i divieti di cui sopra ( che a volte non rispetta appieno ) ce nè di erba da tagliare.
Tornando al giorno in questione, prima che inizi il lavoro gli chiedo di tagliare dell'erba
vicino ad un fosso, una piccola parte, perchè poi il seguito dovrò farlo io manualmente.
Accende il decespugliatore e lo affonda nell'erba.
All'improvviso una nuvola di vespe ci assale.
Lui più vicino, inizia  a dimenarsi e a cercare di scacciare gli insetti.
Io allibita vengo a mia volta punta in varie parti del corpo nonostante cerchi di correre
verso casa per prendere non so cosa per aiutare lui.
Agitatissima gli dico di smettere e di andare subito a casa a medicarsi cosa che rifiuta
di fare dicendo che è sufficente che si bagni con acqua fredda e poi torna a fare il
suo lavoro.
A mia volta anch'io devo andare a lavorare nonostante che mi si sia gonfiato a dismisura
un braccio e abbia male in altre parti del corpo.
Dopo mezz'ora, troppo preoccupata,  chiedo al mio principale il permesso di assentarmi
un'oretta per poter andare a casa a vedere come stà il signore.
A casa non c'è, sono sempre più agitata,  con tutti quei casi di shock anafilattici!
Lo sento al telefono e mi dice di stare tranquilla che lui è una pellaccia.
Io invece ho avuto gonfiori e pruriti per una decina di giorni.
Poi si sà la memoria è corta e a metà novembre mi metto a pulire manualmente
la restante parte di fossato.
Taglio rovi, ancora rovi e sempre rovi, non conosco altre piante di così facilissimo
attecchimento, poi taglio edera su edera ed erba su erba.
E paf! Ricapito nella zona delle vespe terricole.
E, manco a dirlo, vengo ancora punta più volte.
Ora che ho finito di grattare su tutti i pizzichi ho deciso di ricorrere agli estremi rimedi.
Dopo varie consultazioni la decisione finale è che cercherò di iniettare del veleno
nel terreno dove si trova il vespaio.
Ho già comprato tutto. devo solo organizzarmi a farlo.
Non sarà facile ed io non sono tranquilla, ma soprattutto sono dispiaciuta di dover
ricorrere a questo estremo rimedio, ma purtroppo mi hanno raccontato
fatti da rabbrividire, tipo la scoperta di enormi nidi sotto terra dove anche i vigili del
fuoco hanno avuto difficoltà ad intervenire.
Conto di agire nel fine settimana.
Vi aggiornerò.


martedì 20 novembre 2012

CORREVA L'ANNO........1965

1965




Ieri, rovistando nel mio grande caos, mi è capitata fra le mani questa foto.
Sono io ad otto anni.
Mi ha fatto una grande tenerezza quella bambina.
Le mie origini semplici e contadine sono tutte rappresentate da questa foto.
Sembro una contadinella dell' est Europa.
Oppure potrei anche appartenere ad un clan scozzese, ricordo ancora i vari
quadri blu/rossi/verdi/gialli e chi più ne ha più ne metta.
E guai a chi ride!

giovedì 15 novembre 2012

PREGHIERE NEL VENTO



Le tradizionali bandierine di preghiera tibetane
 Lung -Ta , “Il Cavallo del Vento”, letteralmente “cavalli (ta) di vento (lung)”,
 contengono stampati alcuni simboli buddhisti e diversi Sutra. I Buddhisti Tibetani da secoli le uniscono in lunghe file con cordini che legano fuori dalle loro case, sui passi in montagna, nei campi, in ogni luogo dove all’aperto essi svolgano pratiche spirituali. Il vento, si ritiene, abbia il compito di trasportare nell’aria, nei luoghi vicini e lontani, le benefiche vibrazioni che scaturiscono dalle preghiere contenute al loro interno. Le bandierine di preghiera si crede portino pace, felicità, lunga vita e prosperità nel mondo. Poiché contengono testi e simboli sacri, devono essere trattate con rispetto. Non possono essere appoggiate per terra o gettate nei rifiuti. le vecchie bandiere che si vogliono eliminare vengono tradizionalmente bruciate, affinché il fumo possa trasportare la loro benedizione in cielo.
Quando il bordo delle bandierine in cotone comincia e sgretolarsi a causa dell’azione del vento, tutte le preghiere riportate al loro interno cominciano a realizzarsi.

Le bandierine di preghiera sono di cinque differenti colori, che rappresentano i cinque elementi fondamentali, o le cinque dimensioni del Buddha; per questo motivo sono sempre raggruppate in multipli di cinque. Il Buddismo Vajrayana suddivide il mondo fenomenico e psico-cosmico in cinque energie essenziali che si manifestano come terra, acqua, fuoco, aria e spazio. Il Blu, il Cielo. Il Bianco, l’Acqua. Il Rosso, il Fuoco. Il Verde, l’Aria. Il Giallo, la Terra. Questi cinque colori vengono posizionati secondo la seguente sequenza: Giallo, Verde, Rosso, Bianco e Blu da sinistra a destra, o dal basso verso l’alto. Il Blu dovrebbe essere sempre l’ultimo colore in alto, perché rappresenta il Cielo, mentre il Giallo il primo in basso, proprio perché rappresenta la Terra. Questi cinque colori rappresentano anche le cinque direzioni, le cinque saggezze, i cinque Buddha meditativi e i cinque attributi mentali.
Le bandierine colorate sono fabbricate in modo che si consumino e si distruggano naturalmente. A simboleggiare l’impermanenza e il decadimento della vita stessa, che si chiude e si riapre in un ciclo continuo. Vedendo consumarsi le bandiere ci ricordiamo che la vita non è eterna, non è stabile, che tutto cambia. I loro colori ci riportano alle verità fondamentali della vita terrena, che è vista come un dono che ci appartiene solo per un breve viaggio. ( testo riassunto da questo sito http://www.sangye.it/ )
Io non sono buddista, almeno non consapevolmente, ma ho messo
le bandiere nel mio giardicampo.
Mi piace guardare i loro colori, mi piace vederle sventolare e
mi piace pensare  all'energia delle preghiere che va dove serve.

mercoledì 14 novembre 2012

GIARDINI PUBBLICI

L'altra sera uscita dal lavoro mi sono fermata in paese per fare qualche
foto al giardino pubblico.
Mi avevano affascinato le foglie gialle dei vecchi tigli.
E più gialle di così! ( foto fatte senza flash)

lunedì 12 novembre 2012

LA MENTE

Parecchie sere fà ho acceso la tv.
Lo faccio molto di rado.
In quel momento ho visto le scene di quell'uomo ricoverato in un
ospedale per un trattamento psichiatrico,  morto dopo
essere stato legato ad un letto 4 giorni senza mai mangiare, nè bere.
Da brivido!
Mi sono messa a piangere.
Ho pianto per lui, per gli infermieri che non hanno reagito e per i medici
che non sono stati capaci di fare il loro lavoro, aiutare e salvare le persone.
Ho pianto per i ricordi che mi sono piombati addosso, per quello squarcio
nella mia memoria che ha riportato a galla momenti difficili.
Mi capita a volte di chiedermi che senso ha la mia vita e non so trovare
una risposta, ma in momenti come questo mi ricordo che anni fà avevo
dei compiti.
Uno di questi era aiutare una zia, sorella di mia mamma, di due anni più giovane
di lei.
Una donna con una vita difficile alle spalle, si era ammalata all'età di pochi anni,
e aveva subito diverse operazioni che l'avevano resa claudicante.
Cresciuta in una famiglia dove c'era grande miseria, seconda di otto figli, all'età
di 7/8 anni era stata mandata a servizio presso una famiglia.
Significava fare la schiava.
Mi raccontava che in inverno doveva lavare panni su panni con l'acqua congelata
e alla notte non poteva dormire perchè doveva buttare su il carbone in una
grande stufa che mandava il calore al piano superiore dove la famiglia "ricca"
dormiva.
Non so quante angherie ha subito e se fra queste ci siano state anche violenze
sessuali.
Mia zia era una donna bellissima.
I miei zii ( suoi fratelli ) dicevano che era bella ma che aveva un cervello di gallina.
Aveva corteggiatori a non finire, forse anche perchè credeva nell'amore " libero ".
Preda troppo facile!
Gli esaurimenti, da amori finiti male, hanno cominciato a pesare sulla sua mente.
Non si è mai sposata e non ha mai avuto figli.
Nessuno si è mai preso troppa cura di lei, e quando ha cominciato a dare segni
evidenti di squilibrio è stato forse troppo tardi.
Abitava nel mio stesso paese ed ero io che correvo, quando a mezzanotte o all'una,
qualche buon'anima telefonava a casa dicendo che mia zia stava urlando e piangendo
per le vie del paese.
Tutti i giorni andavo da lei per farle prendere le medicine, blandendola, o supplicandola
che era per il suo bene se si curava.
Non c'erano motivazioni che valessero ,lei non era matta e non voleva curarsi.
Io andavo in tilt, la mia mente non voleva capire che lei non era in grado di fare quello
che le dicevo perchè era malata.
Ma è così difficile scontrarsi contro dei muri, a volte ti verrebbe di urlare a squarciagola.
Si sentiva perseguitata da tutti, i suoi pensieri erano a senso unico.
Una notte, tornando a casa da una qualche uscita con amici, aprii il garage e la trovai
là al buio seduta su una cassetta della frutta.
Un incubo.
Per lei parecchi.
Poi arrivò la camicia di forza.
Non lo auguro a nessuno di assistere ad una scena del genere.
Mentre lo scrivo rivivo dolorosamente tanti momenti.
Gli psicofarmaci sono una benedizione? Una maledizione? Non so cosa dirvi.
I tentativi di capire farmaco e dosaggio giusto ebbero su di lei effetti spesso negativi.
Si diventa delle larve umane, con la bava alla bocca, tremolii continui alle gambe,
con la necessità di essere lavati, vestiti ed imboccati.
Poi a volte una luce in fondo ad un tunnel, la cura funziona e ritorna una parvenza
di normalità.
Gli ultimi anni  della sua vita li ha passati in una casa di riposo ed io mi sento ancora in colpa.
E' morta un mese dopo mia mamma, sola.




giovedì 8 novembre 2012

IL GATTILE

Nel gattile di via Cerreto è arrivata una nuova ospite.
L'ho sentita piangere a squarciagola un piovosa notte di metà ottobre.
Mi sono svegliata verso le 2.30, mi sono vestita sommariamente e con pila
ed ombrello sono uscita.
Ho attraversato la strada e mi sono diretta verso il campo dei vicini da
dove arrivava questo straziante miagolio.
Ho lanciato baci a rotta di collo , il  linguaggio micesco, e più io chiamavo
e più il miagolio aumentava.
Mi vedete? A notte fonda, con l'ombrello, un giaccone sopra al pigiama,
con la pila in testa come un minatore e che cerco di miagolare come un gatto!
Da ricovero!
Il gatto non l'ho visto!
Me ne sono tornata baciando l'aria verso casa ed il miagolio mi ha seguita.
Impossibilitata a fare altro me ne sono tornata a letto lanciando maledizioni
verso l'ignobile ignoto che aveva abbandonato il gatto.
Ho sentito per il resto della notte questa disperata richiesta di aiuto.
L'abbandonatore non avrà fatto in tempo a chiamare nemmeno il 118 grazie
alle malattie che gli ho augurato.
Il giorno dopo nella pausa pranzo mi sono fiondata fuori e ho cominciato
a chiamare, cioè a miagolare.
Prima ho sentito un tenue squittio, poi sempre più forti urla di fame, di protesta
e di dolore.
Con una ciotola piena di carne mi sono avvicinata agli arbusti da dove proveniva
il rumore. Ho inserito in mezzo ai rami il cibo ed ho aspettato.
Poi la pazienza ha vinto e velocemente ho catturato l'essere peloso che stava
mangiando.
Lotta all'ultimo sangue, il mio.
Una pallina di pelo così scatenata non mi era mai capitata.
Sono corsa verso il garage e l'ho messa dentro chiudendo subito il portone,
poi sono andata al lavoro. Ho agito senza pensare.
Senza pensare che il garage è strapieno di cose dove lei si sarebbe nascosta
ed io non sarei riuscita più a prenderla. Così è stato, la mia idea di accasarla
con qualcun'altro è naufragata con il passare dei giorni.
E' difficile collocare un gatto che non riesci a prendere.
Così mi sono arresa all'evidenza. Il gatto è un abitante del roseto.
Ve la presento, il suo nome è Fragolina.


lunedì 5 novembre 2012

RITUALI

Da tanti anni a questa parte, memore di una tradizione famigliare che non ho
ancora tradito, il periodo di fine ottobre lo dedico alle visite di chi non c’è più.
Mi reco nei vari cimiteri della Romagna dove hanno trovato ultima dimora
parenti e amici.
Devo dire che per fare questo mi devo organizzare già da metà ottobre e dedicare
sabati e/o domeniche a macinare chilometri passando dalle province di Forlì-Cesena
a quelle di Rimini e Ravenna.
Nessuno mi obbliga. Lo voglio fare.
Per me, che durante l’anno non vado quasi mai nemmeno al cimitero dai miei
genitori, è un modo per riavvicinare le persone che non ci sono più e ritrovare
un contatto con loro.
Passo dai cimiteri monumentali, città nelle città, ai cimiteri piccoli ed isolati dove
sembra che anche le tombe soffrano un po’ di solitudine, ai cimiteri militari
pieni di piccoli eroi morti così lontano dalle loro famiglie.
Ritrovo nonni, zii, cugini, amici, vicini di casa, colleghi di lavoro, persone conosciute
e persone sconosciute.
Ogni anno mentre mi dirigo a metter un fiore,  incrocio un nome, un viso, una frase
ed allora mi fermo un attimo e rivolgo un pensiero a quella vita non più terrena.
Devo dire che a volte mi sento così coinvolta davanti a perfetti sconosciuti che mi
ripeto che sarà l’ultimo anno che faccio questo.
Guardo la foto di quella bellissima ragazza in abito da sposa, 1966-1996,
senza mai un fiore,
oppure quella meravigliosa frase che ogni anno mi rimane impressa di quel padre
che diceva ai propri figli “ non sprecate il tempo, fate meglio che potete “.
Pensate che sono un po’ malata nel mio peregrinare per tombe?
Forse sì, ma devo dire che nel mio correre quotidiano senza mai concludere nulla,
quelle visite sono un balsamo per la mia anima.
Mi fanno stare male perchè mi commuovono e soffro per certe vite spezzate
ma anche bene perchè poi mi sento in pace con me stessa e per un pò di tempo
mi relaziono meglio con il pensiero che siamo solo di passaggio.
Però mi piace sognare che ci sia un'altra dimensione dove un giorno ci si possa
riincontrare con chi abbiamo amato e che ci ha amato.
Poi si va avanti..............