mercoledì 10 aprile 2013

TARLI DI PENSIERI

Lavoro da 10 anni in un’azienda
Avevo sognato che sarei passata da questo lavoro alla pensione.
L’anno scorso avevo pensato di chiedere un anticipo sul Tfr per
comprarmi un’auto e andare a sostituire la mia giovane Punto di
17 anni.
Avevo pensato tante cose, ma l'attuale realtà ci toglie anche i pensieri.
Dai primi di marzo l’azienda ha fatto ricorso alla cassa integrazione.
Una cassa integrazione già senza più fondi.
Ed io penso ai miei colleghi di lavoro che più di me dovranno affrontare
subito delle enormi difficoltà.
Perché, se in una famiglia lavora solo una persona e con quello stipendio
ci devi pagare l’affitto e dare da mangiare a moglie e figli, nel momento
che la tua busta paga si dimezza o si azzera, sei fregato.
Non c’è più nessuno che pensa a te.
E anche in questa isola che è la Romagna è arrivata la miseria.
E che importanza ha chi ha vinto le elezioni?
Se ognuno di loro pensa più a se stesso che al bene comune di tutti?
Da nessuna parte sento parole di buonsenso, atte a prendere
decisioni che piano piano possano frenare la nostra caduta,
perché io credo che nessuno si aspetti una bacchetta magica che cancella
subito tutto il malaffare ( magari! ) e fa ripartire in quarta tutta l’economia,
ma io vorrei sentire qualcuno che dice, rimbocchiamoci le maniche perché
adesso viene il lavoro duro, perché occorrerà impegnarsi di più per avere
anche pochi risultati, ma senza la buona volontà non si costruisce nulla.
A causa di questi politicanti non accendo più la tv ma ieri sera ho deciso
di farmi forza  e l'ho accesa.
Volevo guardare Ballarò ma non ce l'ho proprio fatta
e allora mi sono rilassata guardando un paio di telefilm polizieschi.
Prima di spegnere ho fatto una piccola carrellata sui programmi ancora in onda.
Mi sono fermata a guardare un servizio girato a Gstaad,
piccolo paradiso in mezzo alle nevi della Svizzera.
Paradiso per stramilionari che vi arrivano su velivoli personali,
che si rinchiudono in case che sembra costino decine di migliaia di euro al mq.,
si sollazzano in hotel a 1.000 stelle cenando al costo di migliaia di euro cadauno.
In contrapposizione  l’odissea di una pensionata che vive in un quartiere popolare
di Roma e che per prenotare una visita medica deve girare come una trottola
da un tram all’altro e da un ospedale all’altro senza nessuno che le dia una risposta.
Che dire, ci sono parole?
Lungi da me l’invidia per chi paga un piatto di lumache mille o più euro se ha
regolarmente guadagnato i suoi soldi e pagato le sue tasse,
ma vivere in uno stato vampiro che prosciuga sangue e sudore senza dare più nulla
in cambio, questo sì che mi fa stare male.
Ai più tocca mangiare un piatto di cicoria amara da 50 centesimi
( o forse anche quella costa di più?)



10 commenti:

  1. Cara Loretta,domenica ho chiesto un giorno in pizzeria e la sera ho visto Che tempo che fa, c'era Saviano. Alla fine ero depressa anch'io come lui che ha citato una frase famosa "se guardi a lungo nell'abisso alla fine l'abisso guarderà dentro di te". Mi chiedo davvero che senso abbia tutto il gran carrozzone della politica, le strategie di Grillo , che mi pare indifferente come e più degli altri alla sorte delle persone comuni. Per non parlare del morto che cammina, Berlusconi. Questa situazione favorisce ancora una volta le mafie e intanto c'è una società di vecchi che invecchiano, che bello! e nessuno che li può guardare, e cosa sarà di noi, e intanto cos'è dei nostri figli... Contraddizioni su contraddizioni gente che si ammazza e come dire che sbaglia a farlo? Davvero i ricchi sono sempre più ricchi e indifferenti. Io oggi ho bruciato le frasche di olivo di un campo e ho cercato di non pensare.

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    1. Ciao Lorenza, forse qualcosa di noi possiamo salvare
      senza farci risucchiare anche il cervello, magari solo
      coltivando il nostro giardino sia interiore che esteriore, o forse no?

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  2. Niente da aggiungere. Vale sapere che siamo sulla stessa lunghezza d'onda? Sì, vale e qualcosa faremo.
    Un abbraccio a te, Loretta, ed a Vitamina.

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    1. Ciao Sari, una volta ci credevo che il pensiero fosse
      energia e che tanti pensieri positivi potessero innescare giuste strade da percorrere.
      Ora non lo so più.

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  3. Il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre più. Anche a me che vivo in Svizzera dà fastidio vedere tutti quei ricconi che ostentano la loro ricchezza, che salgono sulle piste con gli elicotteri per non fare la cosa agli skilift. Certo, a Gstaad sono soprattutto straniere gli ospiti (p.es. la famiglia reale britannica) e in questi ristoranti costosi ci lavorano italiani, spagnoli e portoghesi. Ma il divario è troppo grande, è un affronto.
    Per quanto concerne l'Italia, io non so più cosa pensare. Non se ci sarà un soluzione, non so proprio come si potrebbe venirne fuori, è una situazione paradossale, ancor prima che tragica.
    Un abbraccio, Loretta!

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  4. Ciao Cinzia la consapevolezza di non sapere cosa poter fare
    nel mio piccolo ( che già non faccia già) per poter migliorare qualcosa, è la cosa più difficile da accettare.
    Una soluzione verrà fuori prima o poi, il guaio è che non è detto che sarà una buona soluzione.
    Il detto chi vivrà vedrà vale ancora?

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  5. Dici che un ricco è legittimato ad esserlo se ha pagato le tasse e guadagnato onestamente, io dico di no, non c'è onestà nel guadagno se per è troppo o se è esageratamente superiore a quello di un lavoratore normale.
    La crisi è dovuta soprattutto all'avidità di guadagno di chi non è contento del troppo che ha e ne vuole ancora senza curarsi del poco, troppo poco che hanno gli altri.
    No, io non sono d'accordo con chi paga 1000 euri un piatto di lumache e son convinto che quei soldi li abbia guadagnati in maniera fraudolenta e gli andrebbero tolti.
    per quel che riguarda la politica interna rimandiamo ad un'altra volta.
    Ciao.

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    1. Ciao Massimo/Paolo io ho sintetizzato ma in qualche
      modo ci credo che chi si guadagna i soldi onestamente
      è anche libero di spenderli come vuole, sia nel piccolo che nel grande. Ciò non toglie che quello che
      sarebbe giusto è che tutti avessimo il giusto,
      il giusto rispetto, il giusto lavoro, il giusto sostentamento, il giusto diritto ed il giusto dovere.
      Alla fine sono solo parole e sogni.

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  6. Un post come questo meriterebbe e pretenderebbe, se volessimo sviscerare tutte le sue implicazioni, un commento lunghissimo che per vostra fortuna non ho nè tempo nè forse voglia di articolare.

    Mi limito a ricordare i racconti di mio padre e mia madre che mi raccontavano l'Italia, e in particolare le Marche, dell'immediato dopoguerra, le città in rovina, la miseria assoluta e un paese che piano piano ripartiva con le maniche talmente rimboccate che arrivavano sotto le ascelle.

    Il divertimento serale era una partita a scacchi o un sapido sostituto della TV, uno dei familiari che leggeva il capitolo di un libro (di gran successo gli umoristi inglesi e americani) e tutti che lo ascoltavano rapiti.

    Si usciva poco la sera non per paura degli scippatori, ma per una oculata gestione dei magrissimi proventi del lavoro. Il posto di lavoro si raggiungeva per lo più a piedi o in bicicletta, e quasi tutti coltivavano il loro piccolo orticello che forniva una succosa aliquota dei pasti quotidiani.

    Ma erano tutti orientati verso un radioso futuro, che non mancò di arrivare coi rimbombanti anni '60, e quindi felici.

    Oggi?

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Grazie per aver condiviso un pò del vostro tempo con me.